“Ci sono parole moderne che, stranamente, invecchiano subito“. Tra queste ci sono non solo informatica e digitale, ma che e-learning, secondo quanto si legge nella prefazione de “Il manuale dell’e-learning” di Matteo Uggeri (Apogeo edizioni). Eppure questi mesi di DAD e formazione “a distanza” dovrebbero averci fatto ricordare quanto oggi più che mai tornare a parlare seriamente di nuove metodologie di formazione e nuovi strumenti che usano il digitale come mezzo “di trasmissione” sia davvero importante.
3 motivi per i quali i prof dovrebbero leggere il libro
Perché si parla di modelli innovativi di apprendimento
Più che di strumenti, ai quali comunque sono dedicate diverse pagine del libro, si parla di nuovi modi di trasmettere conoscenze e competenze. Perché non possiamo replicare la nostra lezione in aula sedendoci davanti a uno schermo pensando che “tanto sarà la stessa cosa”. E questo ormai lo abbiamo capito.
Perché si approfondisce il tema della e-collaboration
Nonostante la premessa del capitolo sia “servirebbe un libro a parte per parlarne vista l’importanza”, l’approfondimento parte da una guida metodologica mirata ad aiutare le persone a “scegliere” gli strumenti più adatti in base a diversi “parametri ambientali”. Non si tenta, pertanto, di addestrare gli insegnanti e orientarli verso un certo strumento quanto aiutarli a mantenere la libertà di sceglierlo.
Perché riporta 6 scenari di e-learning
Oltre a suggerimenti pratici su come mettere in pratica l’e-learning a scuola, il libro evidenzia le opportunità per i bambini dell’infanzia e della primaria oltre che per i ragazzi della secondaria di secondo grado. Tanti esempi, ma soprattutto diversi elementi utili a sviluppare la propria creatività in classe, anche a distanza.
Un libro solo per i prof?
“Si sta aprendo una nuova stagione di formazione”, scrive Franco Amicucci nella prefazione del libro. Una stagione che non riguarda soltanto i ragazzi per lo spazio in cui resteranno in DAD o in DID nei prossimi mesi. Una stagione che non finirà di certo con la pandemia, ma che si presenterà come un “ecosistema dove l’ibridazione di ambienti di apprendimento fisici e digitali richiede l’apprendimento di un nuovo alfabeto”.
Occorre abbandonare l’idea della vecchia, tradizionale lezione frontale per avvicinarci come genitori e far avvicinare i ragazzi a un nuovo modo di imparare. “Niente sarà più come prima” hanno scritto in tanti in questi mesi. Niente sarà più come prima nemmeno nella nostra scuola.
E' analista, programmatrice e formatrice. Giornalista per passione, scrive quasi esclusivamente di tecnologia. Ma prima o poi cambierà tema. O forse no.