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C’era una volta uno strano tipo. Si definiva un numero, ma quando si spostava da una parte all’altra si tirava appresso una scia lunghissima di cifre che sembrava non finire mai.

Era sempre arrabbiato perché pochissimi, anzi forse si può dire proprio nessuno, riusciva esattamente a nominarlo … hai voglia, era talmente lungo! Così lo chiamavano spesso con dei diminutivi, che a lui non piacevano; ma uno in particolare non gli andava proprio giù: “tre e quattordici”.

Era quello che gli dava più fastidio… neanche si sprecavano a dire che c’era la virgola dopo il tre, uffi!

Invece gli piaceva tanto quando lo chiamavano “pi”, soprattutto quando poi aggiungevano quell’aggettivo, “greco”, che gli dava un senso di antico e misterioso… anche se non capiva come mai si dovesse leggere “pi greco” una cosa fatta così.

π

A Pi non piaceva essere chiamato “tre e quattordici”, ma quando gli dissero che era stato scelto un giorno speciale a lui dedicato, proprio a lui, la cosa certo lo riempì di orgoglio: il 14 del mese di marzo tutto il mondo lo avrebbe per sempre festeggiato.

Eh, sì, nelle date dei Paesi di lingua anglosassone il mese precede il giorno e la data 3/14 individua proprio il 14 del mese di marzo, ma rappresenta anche le prime tre tra le infinite cifre del nostro Pi: 3,14.

Sarebbe bello allora trovare qualche altra cifra di Pi, e chissà che finalmente possa sentirsi meglio quando ci rivolgiamo a lui.

Forse chiedendo aiuto alla simulazione statistica, di cui abbiamo parlato in qualche post precedente, qualcosa di buono ne potrebbe uscire.

In particolare, si potrebbe ricorrere a una tra le tante tecniche di simulazione di Montecarlo, magari quella dell’IN/OUT; è vero che si tratta di un insieme di tecniche che poggiano su complessi concetti matematici e statistici (che qui non vogliamo approfondire, non ci pensiamo proprio!), ma quella scelta risulta così semplice ed intuitiva nella sua applicazione, da poter essere realizzata non solo con applicazioni informatiche, ma anche unplugged.

Come ogni altra tecnica di simulazione richiede di ricostruire un aspetto della realtà e in questo caso la superficie di un cerchio.

Vi chiederete, ma cosa c’entra un cerchio con Pigreco?

Ebbene, mettiamoci in una situazione particolare, e vedrete come c’entrerà… oltre che centrare.

Immaginiamo allora il cerchio come un bersaglio verso il quale lanciare delle freccette che lo potranno colpire su tutta la sua superficie in base alla bravura del lanciatore… una schiappa potrebbe addirittura far cadere la freccetta a lato del bersaglio!

All’aumentare del numero di persone, con abilità molto diverse l’una dall’altra, ben presto potrà accadere che sul bersaglio non vi sia più posto: le freccette lanciate lo avranno ricoperto e in più potranno esserci delle freccette cadute a terra per non essere andate a segno.

Usiamo ancora la fantasia e proviamo a immaginare che le freccette in realtà siano dei piccoli puntini che lasciano una traccia colorata sulla superficie del cerchio.

Vi siete incuriositi? Ora per continuare con l’attività potete scaricare questo documento e seguire i passi di Pigreco. Buon lavoro!

Mi occupo di informatica da circa 40 anni con vari ruoli: studentessa
nella specializzazione Informatica dell'istituto tecnico industriale
quando ancora per programmare si perforavano le schede, poi
programmatrice sui mitici BCS dell'Olivetti, successivamente
Insegnante Tecnico-pratica nella stessa mia scuola. Posso quindi
affermare di essere stata testimone dell'evoluzione dell'informatica
sia dal punto di vista hardware che software.
Mi affascinano molto gli aspetti cognitivi dell'apprendimento e
quindi tutto quanto abbia a che fare con la didattica
dell'Informatica. Ho infatti collaborato con docenti dei vari gradi di
scuola per realizzare progetti informatici, sperimentando approcci
di vario tipo, anche unplugged, e sono stata formatrice per gli
aspetti della didattica digitale nei corsi per docenti neoassunti.
Per passione, ho collaborato come volontaria in un coderdojo.
Mi piace ricordare che la mia prima vera insegnante di informatica
è stata la mia mamma grazie al suo lavoro di sarta e di
ricamatrice.

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C’era una volta un pi, detto Greco