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Negli ultimi mesi in Italia si è parlato molto di ChatGPT come fosse un mostro contro cui armarsi di caschetto e spada per affrontare la battaglia. È chiaro che non è facile confrontarsi con nuovi strumenti che hanno il potere di modificare il nostro modo di vivere e le nostre abitudini. Non è nemmeno facile ragionare e riflettere sulle tematiche legate agli automi e alle intelligenze artificiali perché spaventa l’idea di perdere il controllo su settori e ambiti che ci siamo guadagnati o ci sono sempre appartenuti. Il tema fondamentale è, infatti, non vedere l’AI come un nemico ma come un degno ausilio per tutto ciò che può essere meccanizzato e può portare benefici nello sviluppo cognitivo personale.

Cos’è ChatGPT?

ChatGPT è un chatbot, un sistema di sintesi vocale, specializzato nella conversazione con l’utente umano che permette di creare versioni audio di contenuti scritti o di costruire assistenti vocali in grado di comprendere e rispondere a input in linguaggio naturale.

white and brown human robot illustration

Ora, soffermiamoci un attimo su quali siano le nuove skill lavorative richieste al giorno d’oggi pervase dall’essere cittadini digitali:

  • il saper usare programmi e pacchetti informatici;
  • la conoscenza di linguaggi di programmazione e la capacità di utilizzare specifici macchinari e strumenti alla produzione l(’area SMAC, ovvero Social, Mobile, Analytics, Cloud);
  • il mondo dei Big Data;
  • Internet of Things, competenze di progettazione e sviluppo di architetture e applicazioni diverse da quelle più tradizionali;
  • la Cybersecurity;
  • il Knowledge Networking, le capacità di individuare, salvare, organizzare, dare valore e condividere informazioni disponibili online sui social network e nelle comunità virtuali;
  • la Virtual Communication, la capacità di comunicare efficacemente, coordinare i progetti e gestire la propria identità digitale in ambienti digitali;
  • la Digital Awareness che comprende tutte quelle competenze che garantiscono l’uso corretto degli strumenti digitali;
  • il Self Empowerment, ovvero possedere le conoscenze necessarie e padroneggiare gli strumenti digitali per risolvere i problemi.

È proprio in virtù di ciò di cui avrà bisogno il mondo del lavoro a determinare la necessità di integrare l’AI nelle nostre vite e fin dall’infanzia, quindi nella scuola, perché anche lo sviluppo cognitivo, l’intelligenza umana può modificarsi per migliorare.

Il timore che i ragazzi non facciano più i compiti, che perdano la mnemonicità, che non sappiano più scrivere testi o comprendere testi in maniera autonoma e fluida sono timori leciti seppur improbabili, perché ChatGPT è uno strumento semplice ma, al tempo stesso, sofisticato da non poter essere utilizzato senza una pregressa conoscenza verbale e testuale. ChatGPT non può funzionare ancora senza la persona.

Come poterlo usare a scuola?

Immaginiamolo immerso nelle interrogazioni di storia, mentre viene ricreato il mondo in cui è vissuto e ha agito Tutankhamon, oppure nella descrizione geografica dei territori e della cultura del Sud America, o ancora mentre dà forma ad una formula matematica o compone una poesia imitando lo stile leopardiano. Potrebbe fornire un metodo diverso per apprendere, legato all’emulazione e alla creazione di scenari concreti e immagini, potrebbe avvicinare molto di più lo studente a ciò che studia, appassionandolo maggiormente. Potrebbe essere una risposta ad alcuni disturbi di apprendimento e difficoltà cognitive.

Come scrivono Francesca Feruglio e Sofia Lo Mascolo ne “L’ingrediente segreto”, “non dobbiamo diventare più bravi di una macchina a pensare in astratto, ma esercitare la peculiare capacità del nostro pensiero di muoversi nel mondo e di coglierne le sfaccettature più concrete.”

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ChatGPT a scuola, perché no?