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I Fabschool sono luoghi di apprendimento non formale rivolti a docenti e studenti, dove è possibile sperimentare nuove tecnologie e accrescere le competenze digitali, che traggono ispirazione dalla filosofia dei Fablab, che molti riescono ad associare a una definizione. Quella che vogliamo usare noi si rifà alle parole di Enrico Bassi, tra i primi a portare questo modello in Italia: «Il Fablab è un’esperienza che nasce in America all’interno del MIT e che si espande poi in tutto il mondo arrivando in Italia nel 2011. È un luogo aperto a chiunque sia interessato a confrontarsi e condividere idee e progetti. Chi giunge in un Fablab viene aiutato a portare avanti le idee che ha in mente attraverso l’acquisizione di competenze per usare macchine digitali o attraverso il confronto con altre persone con competenze molto diverse tra loro che condividono però lo stesso stile di vita e quindi il concetto di “open”, l’idea che non tutte le cose che penso debbano essere tenute segrete finché non le brevetto. Spesso da questo confronto nascono progetti anche molto complessi, il fatto che le idee circolino è territorio fertile su cui ci si confronta e nascono cose nuove»

Dove si possono trovare i Fabschool?

Fabschool è un progetto con capofila Fondazione Edulife appena avviato e sostenuto da Fondazione Cariverona per il triennio 2020/2023. Al momento si contano cinque poli in Italia localizzati in diverse province e inseriti all’interno o in prossimità di contesti scolastici: Verona, Belluno, Vicenza, Mantova e Ancona ma, chissà, speriamo che un domani se ne trovi uno in ogni scuola.

Curiosità sui Fabschool?

Ogni tanto in questi luoghi può accadere che si invertano i ruoli, laddove esistono competenze riconosciute e tanta voglia di mettersi in gioco, succede che i giovani facilitino dei laboratori di tecnologia e che i docenti imparino il valore di quest’ultima nell’ottica di aumentare le proprie skill, ma soprattutto di facilitare laboratori altamente orientanti per i propri studenti.

L’importanza della prototipazione

Il Fabschool è per sua natura uno spazio collaborativo capace di connettere scuola e mercato del lavoro. In questi luoghi i ragazzi e le ragazze possono sperimentare, mettere “le mani in pasta”, accrescere le proprie competenze e formare i propri interessi. Nei casi migliori si possono incrociare nuovi amici con cui disegnare progetti futuri.

Antonio, un docente di Fabschool by 311 Verona e Davide, uno studente ITS che ha partecipato ad un project work ITS in collaborazione con Fabschool, raccontano la loro esperienza offrendoci un duplice punto di vista sull’esperienza formativa in questo luogo fortemente orientato all’apprendimento non formale.

Ogni Polo di Fabschool ha piena autonomia nel definire le attività da proporre, come ci spiega Michele Verdolini, responsabile del Fabschool di Sedico, nel bellunese: «la scelta dei temi dei corsi che offriamo sono frutto di un lungo dialogo con le scuole, alle quali abbiamo spiegato il progetto e abbiamo chiesto quali fossero i bisogni formativi e orientativi degli studenti che incontrano ogni giorno. La co-progettazione ci permette di costruire un legame forte e di fiducia con le realtà formative del territorio ed è qui che abbiamo deciso di attivare i Fabschool, alla scuola media e in una scuola primaria, con l’intento di far incontrare il prima possibile il più grande ventaglio di interessi e competenze al giovane»

Fabschool: un progetto di open innovation

Abbiamo chiesto a Lucia Cometti di Fondazione Edulife (ente capofila), coordinatrice di Fabschool e responsabile del progetto a Verona, come immagini Fabschool in futuro. 

«Immagino che negli anni Fabschool possa abbattere i muri entro i quali siamo abituati a ragionare. Vorrei diventasse un modello replicabile, un luogo diffuso che nelle sue attività metta in contatto giovani con anziani, scuole con aziende, tecnologie e manualità. Immagino delle vere e proprie botteghe in cui adulti e ragazzi, docenti e professionisti affrontino insieme sfide sociali (migliorare un servizio, creare cultura, potenziare relazioni) e cerchino soluzioni sperimentando insieme. Credo che la contaminazione e il “fare”, ingredienti base di Fabschool, possano creare nuove connessioni e che questo progetto rappresenti un motore di open innovation molto concreto. Mi piacerebbe poi che i Fabschool contribuissero a un cambiamento nel modo di intendere le competenze digitali e la tecnologia in costante evoluzione, non più come strumenti ostici e da temere/subire, ma come risorse a nostra disposizione per facilitare apprendimenti, creare cose nuove, alimentare la fantasia.»

Sei un genitore?

In un contesto lavorativo che non può più prescindere le nuove tecnologie e il digitale potrete consigliare a vostro figlio o vostra figlia di scoprire questi luoghi di contaminazione, ovvero di scambio in ottica di crescita personale e sviluppo del proprio potenziale. Fabschool propone corsi ed eventi in presenza presso i suoi Poli ma anche online attraverso i suoi canali dedicati quali le pagine Facebook del progetto.

Sei un docente?

Il World Economic Forum ci restituisce uno scenario al contempo stimolante e dirompente, la scuola primaria sta formando i professionisti del lavoro di domani sapendo che il 65% di loro svolgerà un lavoro che oggi non esiste e che facciamo addirittura fatica ad immaginarci. È necessario ripensare il lavoro di domani, valorizzando nuove skills affinché studenti e studentesse di oggi non debbano competere con le innovazioni tecnologiche ma collaborare in modo complementare. Come può, quindi, il docente riscoprire il suo ruolo di facilitatore digitale? In Fabschool si approcciano le tecnologie con la curiosità necessaria a sviluppare pensiero critico, creatività, pensiero laterale e imprenditività. Fabschool è attivo con proposte rivolte a docenti e a giovani studenti, ogni Polo si caratterizza per avere un suo target di riferimento.

Dove trovare i Fabschool online?

UX Designer, appassionata di orientamento e in formazione continua, lavora nel Terzo Settore ed è mamma di un piccolo uragano di nome Pietro.

311 Verona
E' un learning accelerator dove i giovani hanno la possibilità di sperimentarsi e scoprire i propri talenti attraverso un’alleanza intergenerazionale con le imprese del territorio.

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Fabschool: cosa sono i laboratori del fare?