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Attualmente l’Unesco definisce la Media Education come “lo studio della storia, della creatività, dell’uso e della valutazione dei media”.

È già tra gli anni Cinquanta e Settanta che le grandi potenze mondiali come Francia, Inghilterra e Stati Uniti cominciano a interrogarsi su questa tematica, anche se lo studio della materia era del tutto diverso e molto lontano dal significato che ad oggi ha assunto. Difatti, i primi studi sulla tematica erano più incentrati nel decodificare la struttura del linguaggio mediatico e non si interrogavano per nulla sull’analizzare il pubblico e le sue percezioni. Ad oggi, invece, gli studiosi nell’approcciarsi al fenomeno hanno allargato notevolmente la propria visione. Da una parte spinti dalle consapevolezze maturate nel tempo, dall’altra si confrontano con la complessità dello scenario odierno, che risulta totalmente trasformato rispetto al passato. L’evoluzione degli strumenti digitali nel contesto odierno permette difatti a chiunque di essere protagonista e creatore di contenuti digitali. Si esce, dunque, dalla concezione di un pubblico inteso solamente come destinatario passivo, e quindi mero fruitore del messaggio mediatico, ad agente attivo, capace di creare contenuti e di diffondere idee. 

Gli studiosi contemporanei sono coscienti che il ruolo assunto dai media nella vita quotidiana è da considerarsi tra i più importanti nella trasmissione di contenuti carichi di un forte potere ideologico. Ma la consapevolezza sull’importanza e sui rischi degli strumenti digitali ha portato alla riflessione sulle forti conseguenze che potrebbero scaturire da uno sbagliato utilizzo di tali strumenti, che ha generato la nascita di comportamenti distruttivi, come il cyberbullismo o body shaming.

C’è bisogno di sensibilizzare i giovani?

Questo nuovo scenario porta a riflettere su come e se creare interventi che possano sensibilizzare i giovani sull’utilizzo dei media a fronte dei rischi appena esposti. Tra le poche realtà che si occupano della sensibilizzazione e promozione della tematica, in Italia negli anni 90 nasce la MED. La MED, ovvero l’associazione italiana per l’educazione ai media che ha cercato nel tempo di coinvolgere i vari attori istituzionali nell’affrontare con più impegno l’argomento, ma ahimè non sempre ottenendo grandi risultati.

Sono ancora pochi probabilmente i laboratori creati nelle scuole che puntano all’alfabetizzazione digitale dei giovani attraverso attività educative e didattiche utili ad accrescere le loro conoscenze sui media, studiandone in primis le loro caratteristiche essenziali. Le attività proposte in questi laboratori mirano a far conoscere solitamente a ogni studente gli elementi necessari a leggere criticamente i media al fine di rafforzare un approccio critico all’informazione e stimolare comportamenti responsabili.

Spetta a ciascuno di noi riflettere su quanto, sulla base dello scenario appena esposto, possiamo accelerare questo processo per supportare l’introduzione nel sistema scolastico di programmi strutturati a supporto e sviluppo della Media Education.

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Media Education: lo scenario italiano