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Nel corso degli anni, la produzione e la diffusione delle informazioni ha subito un mutamento continuo, soprattutto in termini di tempistiche. La diffusione della rete mobile, le prestazioni di connessione e il ruolo cruciale dei social network sono i principali motivi di cambiamento.

Oggi, l’informazione passa ogni giorno sempre di più attraverso Internet. Le persone si informano quotidianamente attraverso giornali online e/o social network. Sono i mezzi, oltre che di comunicazione, di informazione più utilizzati. Un gran numero di riviste, testate giornalistiche online, blog e siti specifici sono nati sul web e gli argomenti che vengono trattati sono di ogni tipo e gusto. È un universo virtuale in cui giovani e meno giovani si trovano immersi ogni giorno.

Siamo tutti giornalisti?

Questi strumenti digitali hanno raggiunto una diffusione, grazie al loro “potere”, tale da permettere a chiunque di esprimere le proprie opinioni ed essere mezzo di veicolazione di informazioni e notizie. Basta essere nel posto giusto, al momento giusto (o sbagliato), dotarsi di smartphone, fotocamera per immortalare e testimoniare un avvenimento e condividere le informazioni riprese. Così facendo il semplice cittadino si trasforma in un reporter occasionale.

Questo fenomeno viene chiamato Citizen Journalism e fa riferimento a un modello che sfrutta la diffusione delle notizie tramite internet, il web e, soprattutto, i social. Esso è conosciuto anche come People’s media, Grassroots media o Participatory media. In ogni caso la caratteristica in comune di tutte queste possibili denominazioni è la stessa: invertire la direzione dell’informazione dal basso, ovvero a portata di chiunque.

Tutto questo ha dato vita ad una specie di competizione tra giornalisti e reporter occasionali, in quanto i primi sono in qualche modo costretti a “mantenere il ritmo” e “stare al passo” con i reporter sparsi ovunque sul territorio.

Tornando alla domanda “siamo tutti giornalisti?” la risposta è no. Il giornalista fa del suo lavoro una professione e soprattutto risponde a regole deontologiche che garantiscono chi legge rispetto ai principi fondamentali dell’informazione e in particolare rispetto all’obbligo inderogabile per i giornalisti del “rispetto della verità sostanziale dei fatti osservati”, lealtà e buona fede.

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