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Il 14 settembre si avvicina, e siamo tutti sicuri che, almeno per qualche settimana nella più nefasta delle ipotesi, la scuola tornerà a essere quella di una volta. O meglio, non proprio la stessa identica scuola che conosciamo, visto il distanziamento, il banco singolo, la mascherina, il gel, lo “state tutti ai vostri posti fino a nuovo ordine” e tutto quello che fino a qualche mese fa non faceva certo parte delle nostre vite.

Il 14 si avvicina, e con lui anche l’ipotesi che, qualora qualcosa andasse storto, si tornerà a usare la DAD che nel frattempo è diventata anche DID, Didattica Integrata a Distanza, perché potrebbe affiancare la didattica in presenza (per esempio in caso di classe troppo numerosa da garantire le distanze di sicurezza).

Ora, spazzando via la più sciagurata delle ipotesi, ovvero quella che alcuni dirigenti possano pensare di trasmettere in diretta la lezione che si fa in classe, in questi mesi avremmo potuto ricordare il peggio della DAD per riproporla in salsa diversa oggi. Avremmo potuto, certo. Ma non lo abbiamo fatto. E allora, proviamo a ricordare i momenti di ordinaria follia, anche per riderci un po’ su.

Ordinaria follia DAD famiglia

Scena prima. Giulio, dalla sua cameretta grida a gran voce a mamma e papà che sono nel frattempo collegati in call per lavorare: “Ehi, possibile che la maestra mi compare a quadrettoni? E che la senta a scatti? Volete lasciarmi Internet? Devo fare scuola!”. La condivisione delle cose (di tutte le cose di casa) è sempre dura. Ma la condivisione della Rete lo è ancora di più. Perché il “finché banda non ci separi” a scuola come in smart working è davvero durissimo. E allora, abbiamo pensato durante l’estate a una soluzione che possa permettere a tutti di collegarsi? Abbiamo guardato e comparato le offerte per avere banda larga, nel caso in cui non ne abbiamo, o abbiamo verificato la copertura 4G di un operatore telefonico tramite il quale usare ciascuno la propria connessione del telefono? Ci abbiamo pensato? Vogliamo farlo adesso che siamo ancora in tempo?

Scena seconda. Cristina in panico davanti al PC, chiede aiuto: “Aiutatemi! Non so condividere questo foglio! Non ho capito come devo fare, non so dove mettere le mani! Guardate che non lo faccio eh…”. Chi non ha avuto un momento di panico, anche nell’aiutare i figli nei mesi di DAD? Chi non si è appellato al cugino informatico, all’amico con una marcia in più, al gruppo Whatsapp genitori per avere una dritta (la dritta) per aiutare il figlio? Chi non si è sentito almeno un po’ inadeguato? E se si è verificato questo, abbiamo usato questi mesi estivi per portarci avanti con il lavoro, per recuperare qualche gap, per pensare di frequentare una delle tante iniziative on line gratuite di formazione o per cercare qualche buon tutorial su Youtube per non trovarsi in difficoltà almeno con le cose più semplici? E se la risposta è “non ho tempo”, perché non lo abbiamo consigliato ai figli che dovrebbero, peraltro, fare da soli?

Ordinaria follia DAD insegnanti

Scena prima. Francesca, insegnante della prima accede alla piattaforma DAD della scuola. Connessione lenta, qualche ragazzo già collegato, pronto ad ascolatere la lezione. “Manca il tempo di fare una prova, è la prima volta che uso un servizio on line che mi fa fare un gioco-quiz per i ragazzi, chissà se funzionerà? Chissà se mi seguiranno? Non riesco nemmeno a capire se ci sono quando parlo…”. Quanti di noi si sono seduti davanti a uno schermo di un monitor pensando di sedersi in cattedra, in aula, dal vivo? Quanti hanno fatto la stessa identica lezione, con lo stesso ritmo e le stesse parole e magari anche gli stessi appunti presi sul libro? E quanti si sono messi in questi mesi a cercare di immaginarsi una didattica diversa, perché con strumenti differenti non si può fare la stessa lezione di sempre? Non eravamo abituati alla DAD, ai suoi ritmi, ai suoi vincoli, alle sue diverse potenzialità. Dovremo fare uno sforzo, vero. Ma non sarà uno sforzo inutile se quegli stessi strumenti provati a distanza li porteremo anche in classe. Magari anche solo per giocare a chi risponde meglio a un quiz…

Scena seconda. E’ sera tardi. Il computer ancora acceso sul tavolo. Occhi stanchi, ma la prof. Coletti non molla: “Devo preparare questo per domani e correggere le cose che mi hanno inviato. E poi dovrò pensare a un modo nuovo per farli interagire… C’è quella piattaforma che mi ha detto la collega, interessantissima. Devo provare”. Quante volte abbiamo finito esauste o esausti, abbiamo perso il sonno, le occasioni di svago, un po’ di tempo per leggere e studiare per lavorare a oltranza? Quanto la DAD ci ha fatto capire che per preparare una lezione non in presenza dobbiamo lavorare molto, molto di più? Quanto ci siamo organizzati per non eccedere, per trovare un equilibrio, per farci aiutare da qualche corso di formazione? Se ripartirà la DAD o la DID, non potremo farci trovare impreparati (e stanchi solo al pensiero di ricominciare).

E' analista, programmatrice e formatrice. Giornalista per passione, scrive quasi esclusivamente di tecnologia. Ma prima o poi cambierà tema. O forse no.

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14 settembre, anteprima: storie di ordinaria DAD